Approfondimenti utili per capire meglio

Che cosa è la sovranità alimentare?

La sovranità alimentare definisce la capacità di una comunità, di una regione o di uno stato di determinare la propria politica alimentare e di gestire in modo sostenibile le proprie risorse in ambito alimentare, al fine di garantire il diritto di ogni individuo di avere accesso a cibo sufficiente, sano, nutriente e culturalmente appropriato.

Il concetto di sovranità alimentare si basa sull’idea che ogni popolo debba avere il pieno controllo sulle politiche che interessano produzione, distribuzione e consumo del cibo nella propria nazione, piuttosto che dipendere da politiche, importazioni, o da pratiche agricole imposte da realtà terze.

Inoltre, questa politica strategica promuove l’utilizzo di metodi di produzione ambientalmente sostenibili ed il rispetto dei diritti dei lavoratori e delle comunità. Sviluppato a partire dai movimenti per la giustizia alimentare e per la difesa dei diritti dei contadini, oggi è considerato un aspetto cruciale per garantire la sicurezza qualità e legalità alimentare, nonché il benessere delle comunità in tutto il mondo.

Sovranità alimentare le differenze con la sostenibilità alimentare

La sovranità alimentare e la sostenibilità alimentare sono concetti strettamente correlati, ma hanno alcune differenze importanti.

La sovranità alimentare, come abbiamo visto nel paragrafo precedente, si riferisce alla capacità di una comunità, di una regione o di uno stato di determinare la propria politica strategica alimentare e di gestire in modo sostenibile le proprie risorse, al fine di garantire il diritto di ogni individuo di avere accesso ad una alimentazione sana, nutriente ed in linea con la propria cultura.

La sostenibilità alimentare, d’altro canto, si riferisce alla capacità di soddisfare le esigenze alimentari della popolazione attuale senza compromettere la possibilità delle future generazioni di soddisfare le proprie esigenze alimentari. Questo branco della richiede quindi di tenere conto dell’impatto ambientale, sociale e economico della produzione e del consumo di cibo, al fine di garantire che le risorse alimentari siano utilizzate in modo efficiente e responsabile. Combattendo gli sprechi alimentari e le diseguaglianze.

Che cosa è l’italian sounding e quali sono gli alimenti italiani più copiati?

L’italian sounding è un fenomeno che consiste nell’utilizzo di nomi o immagini che richiamano l’Italia o elementi della cultura alimentare italiana per promuovere alimenti che, in realtà, non hanno nulla a che fare con il nostro Paese.

Gli alimenti italiani più copiati sono spesso quelli che hanno ottenuto una forte notorietà a livello internazionale, come il formaggio Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma, il vino, olio ed altri. Inoltre, anche alcune eccellenze alimentari della tradizione come il pesto genovese, il panettone milanese ed il tiramisù sono spesso oggetto di imitazione da parte di aziende che cercano di sfruttare l’immagine di qualità e di prestigio dei prodotti italiani.

Una vera e propria frode alimentare, atta a trarre in inganno il consumatore ed a trarre un vantaggio economico da essa.

Il fenomeno dell’italian sounding è particolarmente diffuso nei Paesi in cui esiste una forte domanda per i prodotti alimentari italiani, come gli Stati Uniti, il Canada e molti Paesi dell’Unione Europea. Per proteggere i produttori italiani e garantire la qualità e l’autenticità dei prodotti alimentari italiani, sono stati adottati diversi strumenti legislativi, e volontari per la lotta e prevenzione delle frodi alimentari.

Quali sono le certificazioni in ambito alimentare che possono tutelare i tuoi prodotti sui mercati?

Tra gli strumenti che possono aiutare a tutelare gli alimenti italiani sui mercati, troviamo le certificazioni alimentari.

Le certificazioni alimentari si suddividono in sistemi di gestione per la sicurezza alimentare e standard. I sistemi alimentari più comuni ed importanti sono:

  1. Certificazione ISO 22000. La base della gestione dei requisiti alimentari. Il sistema di gestione per la sicurezza alimentare, definisce i requisiti base per la gestione organizzativa aziendale in ambito alimentare;
  2. Certificazione ISO 22005. L’attestazione che definisce i requisiti per un sistema di gestione per la tracciabilità di filiera.

GFSI, Global Food Safety Initiative, è l’ente senza scopo di lucro che si occupa di armonizzare regole sui mercati, a tutela dei consumatori e dei mercati globali stessi.

Il GFSI riconosce e accredita diverse certificazioni alimentari che rispettano i suoi rigorosi standard di sicurezza alimentare.

Gli standard di certificazione alimentare riconosciuti dal GFSI sono:

  1. Certificazione BRCGS. Proprietà del consorzio British Retail Consortium Global Standard, nasce dall’impegno della grande distribuzione di natura anglosassone, allo scopo di definire i requisiti comuni da richiedere per la qualifica dei fornitori di alimenti a marchio privato della catena. Ad oggi viene richiesta anche per i produttori non a marchio;
  2. Certificazione IFS. Proprietà del consorzio International Featured Standards, molti simile alla precedente, si differenzia perché nasce dall’unione delle catene della grande distribuzione franco tedesca;
  3. Certificazione FSSC 22000. Proprietà di un’organizzazione no profit la Food Safety System Certification 22000, al contrario delle precedenti nasce dall’unione dei più importanti gruppi di produttori globali. Richiede l’azione della norma ISO 22000, della norma tecnica per i prerequisiti di base ISO 22002, e requisiti specifici comuni agli standard GFSI;
  4. Certificazione GlobalGAP. Proprietaria di Eurogap, la Good Agricultural Practices, nasce per definire requisiti armonizzati per il settore ortofrutticolo, zootecnico, ittico e mangimistico, per il mercato della grande distribuzione. La certificazione viene definita trasversale, in quanto non si focalizza solamente sui requisiti di sicurezza, qualità e legalità alimentare, ma richiede anche la gestione dei pilastri della sostenibilità ambientale e socio economica, ed introduce i principi della catena di custodia dei prodotti certificati.

I punti comuni di questi standard, sono quelli del rispetto dei requisiti di sicurezza, qualità, legalità e cultura per la sicurezza alimentare, adottando i sistemi HACCP, Hazard analysis and critical control points, ed HARPC, Hazard Analysis and Risk Based Preventive Control, della food defense, food fraud, e del miglioramento continuo.

Con requisiti specifici gli standard sono applicabili alle aziende di produzione alimentare, produzione e trasformazione di MOCA, materiali a contatto con gli alimenti, e realtà che si occupano della logistica alimentare e delle agenzie di compravendita e brokeraggio.

Sovranità alimentare: non solo certificazione GFSI

Oltre questi standard riconosciuti a livello globale, vi sono anche dei marchi, definiti collettivi che possono tutelare i prodotti sui mercati, soprattutto nei mercati interni.

Ecco alcuni dei riconoscimenti comuni:

  1. Denominazioni di origine protetta (DOP): questa certificazione garantisce che il prodotto sia stato realizzato secondo le tradizionali metodologie di produzione di una specifica regione, utilizzando materie prime di origine locale;
  2. Indicazioni geografiche protette (IGP): questa certificazione garantisce che il prodotto sia stato realizzato secondo le tradizionali metodologie di produzione di una specifica regione, anche se non utilizza esclusivamente materie prime di origine locale;
  3. Identificazione geografica tipica (IGT): riconoscimento che garantisce  che l’alimento sia stato prodotto in determinate aree riconosciute e che risponda a determinate caratteristiche organolettiche;
  4. Specialità tradizionale garantita (STG): certificazione alimentare che garantisce il rispetto di produzione in aree determinate, seguendo procedimenti tradizionali ben definiti.

Conclusioni

Le attestazioni che abbiamo elencato, rappresentano solamente una piccola parte di quelle presenti a tutela degli alimenti italiani, e vengono rilasciate da organismi di certificazione terzi, a seguito di verifiche periodiche documentali e presso le aziende.

Il consiglio che possiamo dare ad un’azienda che vuole essere competitiva nei mercati globali, è quello di ottenere la certificazione BRCGS. Grazie a questa oltre che adottare un ottimo strumento di gestione dei requisiti, potrà velocizzare i processi di qualifica come fornitore, migliorando anche la propria reputazione grazie alla presenza sulla Directory BRCGS.

Per approfondire i requisiti richiesti, modalità e passi per ottenere la certificazione ti segnaliamo un’utile guida che puoi leggere cliccando al link che trovi di seguito: https://www.sistemieconsulenze.it/certificazione-brc/