Approfondimenti utili per capire meglio

L’aura emicranica: un disturbo temuto e ancora poco conosciuto

La cefalea rappresenta indubbiamente uno dei più comuni disturbi neurologici. Milioni di persone, in tutto il mondo, devono giornalmente fare i conti con il mal di testa e con i disturbi ad esso associati.

In realtà il termine “cefalea” racchiude un gran numero di condizioni patologiche: le due forme più comuni sono rappresentate dall’emicrania e dalla cefalea tensiva.

L’emicrania, come dice il nome stesso, è un mal di testa che colpisce prevalentemente una metà del cranio: il dolore è di solito pulsante ed estremamente invalidante, tanto che il soggetto colpito è costretto a letto al buio (fotofobia) e in silenzio (fonofobia). Anche l’emicrania può essere suddivisa in due sottoforme principali: con aura o senz’aura.

Che cosa è l’aura emicranica?

Con il termine aura si intende una serie di sintomi neurologici focali, come ad esempio la comparsa di un disturbo della vista, o della parola, o ancora formicolii o disturbi motori ad una metà del corpo.

L’aura, che colpisce un emicranico su cinque, precedente l’attacco doloroso vero e proprio e ha una durata di circa 25-30 minuti: una volta terminata l’aura, questa lascia spazio al mal di testa.

L’aura non va confusa con i cosiddetti sintomi prodromici, ovvero quei sintomi che possono precedere il mal di testa di ore o addirittura giorni. Tra i prodromi più comuni si hanno stipsi, nausea, craving per i dolciumi, irritabilità, depressione, fono e fotofobia.

La forma di aura più comune è indubbiamente quella visiva: essa presenta un andamento piuttosto caratteristico tanto da essere facilmente riconoscibile dal paziente.

Che cosa accade durante un’aura visiva?

Solitamente il primo sintomo è rappresentato da uno scotoma centrale, ovvero da una sorta di “macchia” nel campo visivo, che impedisce al soggetto di leggere, di vedere l’ora sul quadrante dell’orologio, o di vedere il volto delle persone. Lo scotoma tende poi ad allargarsi sino ad occupare buona parte del campo visivo. Si associano in genere altre alterazioni, come linee a zigzag, aree scintillanti e così via, le quali interessano le porzioni periferiche del campo visivo. Trascorsi circa 25-30 minuti, il sintomo regredisce rapidamente.
Il soggetto che sperimenta l’aura visiva per la prima volta non può che esserne spaventato, tanto che essa rappresenta un motivo relativamente frequente di accesso al pronto soccorso.
L’aura sopra descritta viene definita “tipica”, proprio perchè particolarmente comune

Esiste ovviamente una forma di aura atipica, nella quale i sintomi possono essere anche molto diversi.

L’aura può essere ad esempio atipica per durata, quando non si esaurisce nei canonici 20-30 minuti, o per frequenza, quando si manifesta due o più volte in un giorno. Tra le altre forme atipiche abbiamo un’aura non seguita da mal di testa (la cosiddetta aura sine emicrania), oppure ancora sintomi neurologici focali quali formicolii o aree di insensibilità, emiparesi (difficoltà a sollevare una gamba o un braccio) e disturbi dell’eloquio (il soggetto colpito non riesce a parlare).

E’ possibile assumere farmaci per contrastare l’aura?

La breve durata dell’aura rende generalmente inutile qualsiasi trattamento farmacologico: qualsiasi sostanza, assunta per bocca, verrebbe assorbita e immessa in circolo ben dopo la scomparsa spontanea dei sintomi.
Dato che, tuttavia, l’aura precede in modo pressochè regolare l’insorgenza del mal di testa, il soggetto può utilizzarla come “marcatore” per assumere tempestivamente un farmaco per limitare e evitare del tutto l’attacco doloroso conseguente. In genere vengono assunti alti dosaggi di paracetamolo o acido acetilsalicilico; esistono anche dei farmaci specifici, appartenenti alla categoria dei triptani, che sono in grado di bloccare l’attacco attraverso meccanismi diversi da quelli degli analgesici.

L’aura emicranica, di per sè, comporta un lievissimo incremento del rischio cardiovascolare (probabilmente per complessi meccanismi legati ad una vasocostrizione del circolo cerebrale e ad una alterazione dell’aggregazione piastrinica): per tale motivo vi è in genere una controindicazione all’assunzione di estroprogestinici, come la pillola anticoncezionale, in pazienti affette da emicrania con aura.

Fino a quando il numero di attacchi con aura è limitato e sporadico, l’unico intervento possibile è quello estemporaneo e al bisogno. Se gli attacchi, invece, cominciano a farsi più frequenti, è necessario imbastire una terapia profilattica, in genere a base di farmaci anticonvulsivanti. Con questo tipo di terapia, il soggetto assume tutti i giorni un farmaco, anche quando non ha disturbi, per evitare del tutto l’insorgenza degli attacchi.

Se sospetto un episodio di aura devo rivolgermi a un medico?

In ogni caso, e soprattutto nel corso dei primissimi episodi di aura emicranica, è opportuno rivolgersi al proprio medico al fine di impostare un adeguato iter diagnostico-terapeutico. Lo specialista più indicato, in questi casi, è il neurologo. Questi, dopo una attenta valutazione del quadro clinico e dei sintomi, provvederà a prescrivere gli accertamenti più opportuni. Non di rado viene prescritta almeno una indagine neuroradiologica (come la risonanza magnetica) e un prelievo ematico al fine di valutare il profilo coagulativo. Oltre ad una eventuale terapia, lo specialista consiglierà la compilazione del cosiddetto “diario cefalea”, ovvero un vero e proprio registro degli attacchi (con o senza emicrania) nel quale il soggetto annoterà il numero di episodi dolorosi, la loro entità e durata, la presenza di fattori scatenanti, la terapia assunta e così via. Questo consentirà di monitorare al meglio, e nel tempo, l’efficacia delle terapie prescritte.